martedì 2 marzo 2010

Nota Biografica

Antonello Cristiano è nato a Lamezia Terme (CZ) dove risiede tuttora, nel 1979.
Terminati gli studi superiori nel 1999, si dedicava alla letteratura.
Nel 2008 Esordisce con la raccolta di poesie "Canti" Edizioni del Leone.
Suoi versi si leggono sulla rivista “Poesia”.


Da
CANTI (Edizioni del Leone - 2008)


Da PENSIERI CIRCA L'OSSESSIONE DELLA PAGINA BIANCA

***

Nel sogno in gir m’annuso il deretano
rotando sempre: can che la sua coda
addentar cerca – Altro presagio strano
che nero sopra nero stringe e annoda.


AGIOGRAFIA MINIMA

*

E’ Domenica gelida. Sua madre
la monda in piedi nell’oval bacile;
dal pettinino addotto corre il sangue
fin le sue chiome: fra due valve liete
semiaperte si allenta e si dilata
e respira, quando improvvisamente
si accorge d’esser nuda, d’esser nuda.

*

Ambo i ginocchi
sul cuneo di quercia. Sopra il nero
galattico della lavagna, bianco
quel triangolo che sarebbe Iddio.

*

L’avrebbe perdonata, e per punirsi
un negro formicone all’angolino
del braccio pose e strinse.

*

Una piaga era ancora lì vicino
in cui non avea posto il breve dito:
sola che non avrebbe esacerbato.
Per lì passava il frutto divorato
d’Eva a lei ora intatto ritornava.


PELLEGRINAGGIO A PAOLA CON UN ARCHITETTO E UN CINEDO

***

Senza più rito all’archipenzolo abbocca la trota Antonella.
Dentro un esploso diamante è tutta lisca. Tardi ancora, o la
sua carne è il fonte.

***

Ora giunge la Grotta procacciandosi leva sui muscoli del ventre,
unica sua potenza. Ogni gradino interno è segmento del verme.
Essa è mirabile intutte le sue parti. Con arco ineluttabile guarda
come l’interna teoria delle costole si congiunge nell’alto. Possanza
dei suoi nervi e assioma dei suoi visceri! L’alito tracotante ti erutta
all’esterno: guarda e passa.

***

(Fuori della Grotta)
Gonfio l’Isca infilavano i frati con travi questa corona di buchi
attorno il tufo e gettatovi sopra assi rudi passavan la piena.

***

(Qual’è quest’orrido speco dei voti dove, macabra Gomorra anatomica,
busti, carcasse, arti fittizi, grucce, gessi, congegni inesplicabilmente
orribili, appesi doloran come alla deriva marame? Trombosi? Lente sferica?
Vescica del pervertimento infantile?)

***

(Sul ponte del diavolo)
Un budello di pietra ed un sasso grondante saliva, delizia dei
tafani. L’architetto e il cinedo v’assommano il proprio, scivolando
l’umore soverchio. Tutto è statico e se penso a un rigo: Fine del
pellegrinaggio.


Da UN MESE CON LUCIO APULEIO

***

Per la villosa carità d’un Dio
longanime dal gibbonesco braccio
eccomi in forma d’asino

***

Ma sceverar l’innumere semenze,
farro papaverina e salvastrella
colle formiche intente a far collante
a queste ossa disfatte: che mi cale?,
l’ingollo tutti, e vada come vada

***

Un dì per tremito bussai
laddove nel suo manto cilestrino
dorme la dama in dondolio d’acquario
e lo scaccin lumaca sulla soglia
ancor non giunge

***

Sempre in questa
luce di bastonate, in questa notte
che cova masnadieri

***

Galla, fungo malefico, ove creda
posar tranquillo dentro la mia scorza
la mia ombra m’accusa

***

Lume lunare, e dentro il teschio, sempre
avanti il volto, e si che a discostarlo
mi crollo e rinculando d’improvviso
cado al naufragio

***

E fui nel pescecane.
Nello Sceòl dello Sceòl il cuore
credeva finalmente essere desto


ELOGIO DELLA CHIERICA

Adoro e lodo sol questa mia chierica
del mio capo ombelico e pozzo e vera;
a qualche rivoltato utero, altra era,
m’assicurava con ritorta d’erica:
ma il serpe a fin di suono entro la sferica
cesta ricadde – e foro sin l’America
dei Capovolti e dei Paguri a schiera,
coll’occhio che le Forcidi trincera,
questo piatto da questua o sputacchiera.

*

Poiché tutte correnti al Polo io caccio
e vi s’aggrega polvere d’agone,
non l’alma vi s’incista ma, l’azione.
Poiché sol con due specchi mi v’affaccio
lo sguardo del bramino non vi stagna.

*

Netta come la noce e l’ostensorio
s’io ben la scopra lì s’attaccherà
la ventosa di Dio, per trarmi in su.